Se non siamo alle minacce in piena regola, poco ci manca. Quello inviato dalla Banca Centrale Europea a Giorgia Meloni ha tutta l’aria di un avvertimento, non troppo benevolo: le tasse sugli extraprofitti delle banche non piacciono a Bruxelles. Per capirlo basta guardare alle ultime dichiarazioni in merito fatte dall’istituto, che nel 2022 stigmatizzava così un’analoga proposta avanzata dal governo spagnolo: “Tassare gli extraprofitti creerebbe incertezza e colpirebbe negativamente la crescita economica reale. Inoltre, indurrebbe gli istituti di credito a offrire condizioni meno favorevoli ai clienti”. Riavvolgendo ulteriormente le lancette del tempo, la stessa posizione era già stata espressa altre cinque volte dagli uffici dell’Eurotower. (Continua a leggere dopo la foto)
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Romania, Lituania, Polonia, Slovacchia. Come ricordato da Valerio Valentini sulle pagine del Foglio, chiunque in passato abbia azzardato una simile proposta è finito nel mirino della Bce. Una lista alla quale potrebbe presto aggiungersi anche l’Italia, visto che la norma voluta da Giorgia Meloni ricalca alcuni provvedimenti già bocciati in passato dall’Ue. (Continua a leggere dopo la foto)

Il parallelo con la Spagna può essere fatto anche sulla destinazione d’uso della tassa: il governo Sanchez aveva dirottato gli introiti a un fondo sociale per il sostegno alle classi meno abbienti colpiti dall’inflazioni, il centrodestra italiana vuole destinarli al Fondo per la prima casa, oltre che a una serie di interventi per ridurre la pressione fiscale. Impostazione che, ovviamente, ha già provocato la reazione della Bce. (Continua a leggere dopo la foto)

Già a novembre, l’Europa aveva tracciato un’analisi bollando come “indesiderabile” la scelta di tassare le banche per agevolare i mutui alle famiglie. Sostenendo il rischio di ottenere effetti diametralmente opposti. Avvertimento che non è stato sufficiente, però, per fermare il governo Meloni, che ha tirato dritto per la sua strada. Inevitabile, quindi, che la Bce si prepari a tornare alla carica.