Non possiamo assistere impotenti allo stravolgimento delle nostre abitudini alimentari, specie nella patria della dieta mediterranea che, da sempre, è considerata la più salutare, al punto che dal 2010 è divenuta Patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. Invece, particolarmente l’Unione europea sembra indirizzarci verso un assurdo smantellamento delle nostre abitudini a tavola e, va da sé, pregiudica fortemente l’intero ed eccellente comparto agroalimentare italiano. Contro queste minacce, e in particolar modo a difesa dell’agricoltura biologica italiana, si è espresso Vincenzo Gesmundo: il segretario generale della Coldiretti è stato protagonista di un duro intervento in occasione dell’Assemblea nazionale dei soci produttori di FederBio, che si è svolta a Palazzo Rospigliosi a Roma. Anzitutto, una delle minacce più gravi riguarda l’arrivo sul mercato italiano di prodotti dall’estero, tipicamente da quesi Paesi in cui le maglie della certificazione “bio” sono più larghe, e raramente affidabili. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Chi produce cibo, controlla il mondo“
Contestualmente, in una sorta di manovra a tenaglia che pare stringere soprattutto il nostro Paese in una stretta morsa, va affermandosi un modello alimentare “sempre più sganciato dalla terra, dagli allevamenti e dalle colture”, peraltro grazie alla compiacenza del sistema mediatico: pochi giorni fa persino una trasmissione che fa del giornalismo d’inchiesta il suo vanto, Report, si produceva in un elogio della carne “sintetica”. L’idea lanciata da Gesmundo è di valorizzare la filiera del biologico italiano apponendo un marchio tricolore, una proposta rivolta al governo Meloni perché la riporti in sede Ue. Il segretario della Coldiretti, dunque, promette battaglia, al punto che attacca il “Grande capitale finanziario” cogliendo il punto di un grande disegno che taluni ancora faticano a scorgere: le stesse grandi case farmaceutiche che hanno realizzato profitti portentosi “grazie” alla pandemia da Covid oggi, con l’apporto della Silicon Valley, guardano con interesse allo sviluppo del cibo in laboratorio: “Chi produce farmaci, ha in mano la salute. Chi produce cibo, controlla il mondo”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Arriva il latte sintetico
E non c’è soltanto la carne sintetica: in Danimarca si sta costruendo un bio-reattore per la produzione di latte artificiale, la cui produzione dovrebbe soddisfare il fabbisogno della intera Europa. Una startup israeliana fondata nel 2019, la Remilk, è sbarcata in Unione europea e intende proporre sul mercato comunitario un latte sintetico prodotto senza mucche. Il cibo artificiale, sintetizzato in laboratorio, sino a pochi anni fa roba da film di fantascienza, è oggi una triste realtà, e come sempre accade si trova una nobile causa per giustificarla: il combinato disposto, come si dice, tra l’eco-sostenibilità e la lotta ai cambiamenti climatici, la nuova “religione” globale, e la necessità di sfamare tutti. L’obbiettivo, piuttosto evidente, è depotenziare l’agricoltura e gli allevamenti, “nemici dell’ambiente”. Le aziende bio-mediche hanno investito qualcosa come 250 miliardi di dollari solo per la comunicazione e le attività di lobbying nei confronti dei governi nazionali e delle istituzioni europee. (Continua a leggere dopo la foto)
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La “Dieta universale”, l’ultima follia
Ed ecco che prende piede un’ultima follia, parimenti stigmatizzata da Gesmundo: la “Dieta universale”, ovvero un’alimentazione standard per tutti, prodotta in laboratorio. Ecco dove vogliono arrivare i signori di Bruxelles, con le proposte di espropriare in parte le terre destinate alla agricoltura per “preservare la biodiversità” e quella, recentissima, di alleggerire i divieti sugli Ogm, che renderebbe (ancora più) mostruosamente ricche le aziende che formano l’oligopolio dell’industria agrochimica, e ci porterebbe in tavola il cibo artificiale e creato in laboratorio. Il nemico, per Gesmundo, come leggiamo su Dagospia, è lo “scientismo” che conduce una crociata contro l’agricoltura biologica e biodinamica, e fa un nome e un cognome: Elena Cattaneo, la senatrice a vita di professione farmacologa e biologa.
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