Fino a pochi mesi fa parlare di “effetti avversi” da vaccino anti-Covid era tabù, una bestemmia contro la scienza (che, proprio in quanto tale, non è un dogma ma procede per esperimenti e comparazioni). Insomma, roba da complottisti. Ora, il velo di omertà sta venendo meno, il vaso di Pandora è stato – parzialmente – aperto e stupiscono relativamente le dichiarazioni del ministro della salute tedesco, Karl Lauterbach, che in marzo sostenne che Big Pharma dovrebbe “pagare le cure per gli effetti avversi dei vaccini. In Francia, inoltre, come leggiamo su La Verita, già 72 persone hanno ottenuto una compensazione per danni arrecati dalla vaccinazione: principalmente miocarditi e pericarditi, ma anche problemi neurologici. Ma volgiamo, ora, lo sguardo al nostro Paese. In Italia solamente 11 richieste di indennizzo hanno sinora ottenuto un parere positivo, su un totale di oltre 20mila. Eppure, tra queste 20mila ne sono state accolte solo 458 e, a loro volta, solamente 11 con esito positivo; 87 richieste sono state rigettate e ben 360 tra queste ancora non sono state definite. (Continua a leggere dopo la foto)
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Fonte: La Verità
Il “nesso di causalità”
Questa appena descritta era la situazione al 31 dicembre 2022, e in sette mesi cosa è cambiato? Praticamente nulla, come lamenta Nadia Gatti, presidente e fondatrice del Coordinamento nazionale Danneggiati da vaccino. “Di liquidato c’è ancora ben poco”, le fa eco l’avvocato Luca Ventaloro, che da trent’anni si occupa proprio di indennizzi: “Come coordinamento nazionale dei Giuristi per la Sanità, circa quattrocento in tutto il Paese – prosegue l’avvocato Ventaloro – abbiamo tentato di fare una stima pur approssimativa, giungendo a presumere circa ventimila”. Vi è, poi, la distinzione tra l’indennizzo e il risarcimento. Quest’ultimo è volto al riconoscimento del ben più elevato danno biologico, morale e patrimoniale subito dalla persona inoculata. Va rammentato, infatti, che l’assegno indennitario di cui alla legge 210 del 1992, esteso anche alla vaccinazione antiCovid, costituisce l’equivalente di un assegno di invalidità. Ebbene, tra le domande di risarcimento danni “ancora nessuna sentenza è stata emessa”, ancora nelle parole di Luca Ventaloro. Il problema è che per ottenere un eventuale indennizzo occorra dimostrare la presenza di tre requisiti: il nesso di causalità, l’ascrivibilità della patologia alle categorie previste dalla legge e la tempestività della domanda, ovvero essa deve giungere entro i tre anni dalla conoscenza del nesso di causalità. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il “Long Vax”
Ed è proprio la difficoltà a dimostrare il nesso di causalità a creare non pochi problemi. Ecco perché l’avvocato Laura Migliorini parla di una legge “vecchia”, da riformulare alla luce delle patologie nuove create dagli effetti post vaccino, quali “la neuropatia delle piccole fibre”: sono solo due i centri in Italia che possono certificarla. La neuropatia delle piccole fibre – accompagnata ad emicrania persistente, affaticamento costante e immotivato, frequenza e pressione sanguigna irregolari – è l’oggetto dello studio di una neurologa e ricercatrice presso la Harvard Medical School, Anne Louise Oaklander, che ha confermato che si tratti di effetti di lunga durata connessi alla vaccinazione, tanto che si parla di Long Vax, laddove taluni lo spacciavano per presunto Long Covid. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’indennizzo parziale
Lo scorso mese di aprile la Commissione medica ospedaliera di La Spezia ha riconosciuto il nesso causale e, dunque, decretato l’indennizzo per Tania Bertelli, una paziente danneggiata dal vaccino, che presenta una invalidità riconosciuta del 20%, per una pericardite post vaccino antiCovid19 di Moderna. Aveva, inoltre, sofferto, ancora dopo la vaccinazione, di infarto miocardico acuto che poi è degenerato in una policitemia, ovvero una malattia mieloproliferativa. Eppure, per la policitemia, la bibliografia presentata non è stata ritenuta “sufficiente” dalla commissione medico-ospedaliera di La Spezia. Sicché l’indennizzo copre solo una parte dei danni. Ecco perché servirebbe un aggiornamento della legge 210 del 1992.
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