Non è la prima volta che scriviamo in merito alle microplastiche, e temiamo non sarà neppure l’ultima. I primi allarmi in merito alla presenza di microplastiche nell’organismo umano risalgono al marzo del 2022, quando per la prima volta alcuni studiosi ne avevano evidenziato la presenza. Ora, un nuovo studio fornisce ulteriori ed inquietanti sviluppi. Lo diciamo brutalmente: ogni litro di acqua, conservata nelle bottiglie in plastica, contiene quasi un quarto di milione di pezzi che possono passare nel sangue, nelle cellule e nel cervello, depositando sostanze chimiche tossiche. Dunque, naturalmente in maniera inconsapevole, in un certo senso ci nutriamo anche di microplastiche, e le conseguenze sono deleterie, come è sin troppo semplice immaginare. Anzitutto, sono già entrate nella catena alimentare giacché, depositate sul fondo marino, vengono ingerite dai pesci che consumiamo, ed ecco spiegato perché gli scienziati le hanno rinvenute nei polmoni e nel tessuto cardiaco di quindici pazienti. (Continua a leggere dopo la foto)
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Quanta plastica ingeriamo con l’acqua in bottiglia
Ora, attraverso il nuovo studio peer review pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori delle Università statunitensi Columbia e Rutgers hanno analizzato campioni di tre comuni marche d’acqua in bottiglia negli Stati Uniti e hanno scoperto che il livello medio di particelle era di 240mila frammenti per ogni litro. “Non sappiamo se e quanto siano pericolosi. Sappiamo che entrano nei tessuti e la ricerca attuale sta esaminando cosa fanno nelle cellule”, ha dichiarato la coautrice Phoebe Stapleton, ma è di tutta evidenza che l’assimilazione delle microplastiche non faccia certo bene all’organismo umano. Quel che sappiamo ed è innegabile è che le nanoplastiche – come sarebbe più corretto appellarle, considerando le minuscole particelle corrispondenti a circa un millesimo della larghezza media di un capello, ovvero largo circa 83 micron – sono così piccole che possono migrare attraverso i tessuti del tatto digestivo e dei polmoni o addirittura finire nel cervello, nonché nel sangue ove depositano sostanze chimiche potenzialmente dannose come bisfenoli, ftalati, Pfas e metalli pesanti. È stato riscontrato che le nanoplastiche possono addirittura attraversare la placenta, arrivando fino ai feti in sviluppo. Altre plastiche comuni trovate dai ricercatori sono: polistirene, polivinilcloruro e polimetilmetacrilato, tutti utilizzati in vari processi industriali. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il precedente
I neonati e i bambini piccoli possono affrontare i rischi maggiori, poiché il loro cervello e il loro corpo in via di sviluppo sono spesso più vulnerabili agli impatti derivanti dalle esposizioni tossiche. Abbiamo, tuttavia, un problema. Un problema enorme, sollevato da Sky TG24: la produzione mondiale di plastica si avvicina ai 400 milioni di tonnellate l’anno. Più di 30 milioni di tonnellate vengono scaricate ogni anno nell’acqua o sulla terra e molti prodotti realizzati con plastica, compresi i tessuti sintetici, rilasciano particelle mentre sono ancora in uso. Purtroppo, gli esiti dello studio non sono neppure inediti: Sherri Sam Mason – professoressa associata di ricerca, direttore della sostenibilità presso l’Università Penn State Behrend, non coinvolta nello studio – è stata autrice di un’altra ricerca del 2018, che ha rilevato l’esistenza di micro e nanoplastiche nel 93% dei campioni di acqua in bottiglia di nove Paesi. (Continua a leggere dopo la foto)

Un’ultima, preoccupante riflessione
Un’ultima, preoccupante riflessione promossa da questo studio è che i sette tipi di plastica trovati dai ricercatori rappresentavano solo il 10% circa di tutte le nanoparticelle trovate nei campioni: gli esperti non hanno idea di cosa sia il resto. Se fossero tutte nanoplastiche, ciò significherebbe che potrebbero essere anche milioni per litro. “C’è un mondo enorme di nanoplastiche da studiare”, osserva Wei Min, biofisico della Columbia University e tra gli autori dello studio. Tutti e quattro i coautori della ricerca, intervistati da Euronews, hanno dichiarato di aver ridotto l’uso di acqua in bottiglia dopo aver condotto lo studio.
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